Il Frame Rate: il surrogato fallico digitale del videogiocatore

 Chi ha il frame rate più lungo?

Sapete perché i vecchi filmini in pellicola “8mm” o “super 8mm” usavano uno standard di frequenza di 18 fotogrammi per secondo quando al cinema lo standard è quasi sempre stato 24? Semplice, perché usando meno fotogrammi al secondo si consumava meno pellicola rendendo più economico e abbordabile il poter produrre filmini familiari. Ma esiste anche un’altra ragione. Ci si potrebbe domandare perché allora 18 fotogrammi per secondo e non, che so, 15? Semplice: una frequenza di 18 immagini fisse consecutive è il minimo che il processo biochimico dell’occhio, la persistenza dell’immagine sulla cornea e l’elaborazione dell’immagine da parte del nostro cervello è in grado di elaborare in senso continuo. Ossia il minimo per far si che noi si percepisca queste immagini fisse consecutive una continuità di movimento.

Questo tipo di discorso però non è applicabile solo al minimo, ma anche al massimo. In buona sostanza noi dell’era digitale e del videogaming duro e puro ci troviamo spesso a confrontare la nostra interpretazione del mondo e la nostra capacità di trasmutare biochimicamente suoni e immagini che è del tutto analogica con qualcosa che è completamente al contrario.

Insomma, la nostra vista passa per infiniti punti e confrontiamo i videogiochi in risoluzioni di finiti punti, la nostra vista non è progressiva né interlacciata ma la raffrontiamo con quadri fissi in consecuzione o in semiquadri che si accavallano.

Ebbene, come dicevo, esiste un limite percepibile, non tanto per un discorso di inferiorità biologica, ma proprio per differenza sostanziale.

Se noi non percepiamo immagini in movimento 17 fotogrammi fissi al secondo, non riusciamo di certo più a distinguere una differenza superiore ai 20/25 fotogrammi per secondo e questo a causa della durata della persistenza dell’immagine singola sulla nostra cornea come dicevamo prima. Pertanto quel che noi percepiamo diventa una questione subcosciente e non consapevole. Qui poi potremmo entrare nel discorso dei fotogrammi subliminali ma io ora come ora eviterei questo discorso che coi videogiochi centra poco.

Io vedo da tempo una grande ossessione per i numeri, in quanto rappresentazione muscolare. Numeri che dimostrano la forza, la virilità delle nostre macchine. Risoluzioni altissime e fotogrammi superiori ai 30, ai 60. Leggo sempre di articoli che dicono questo gioco spacca 60 fotogrammi al secondo lisci e costanti.

Io continuo a domandarmi perché? In realtà è veramente percepibile? In buona sostanza, a parte rarissime eccezioni tipo giochi super veloci come corse, è difficile che si noti una fluidità di movimento superiore, anche perché questa non solo passa per il limite di persistenza dell’occhio, ma anche per la scansione progressiva o non (quindi interlacciata) del nostro schermo.

Concludendo, lo dico da tempo ma forse è un’altra delle tante fresche che dico, la potenza delle schede grafiche delle console o dei nostri computer non è altro che una rappresentazione 3D con texture in alta definizione del surrogato del pisello tale e quale all’avere il mega SUV che non sai dove parcheggiare e soffri nel guidarlo in città… ma quanto è grosso!

Il vero unico grande difetto di questa società sta nel farsi convincere, e ne parleremo anche in un altro articolo, che abbiamo bisogno di cose delle quali possiamo tranquillamente farne a meno. Io credo che invece di ossessionarsi sui 60 fotogrammi al secondo in un action adventure che dovrebbe essere quanto di più simile al cinema è prodotto dai videogiochi, sarebbe meglio concentrarsi su ombre realistiche, riflessi dinamici, luci fotorealistiche e quant’altro anziché ossessionarsi su un mero, e in troppi casi insignificante, numero.

frame rate 2

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