[Entropia] Le putte.

Putte e invidia

L’invidia e i meriti secondo Biggio

Il titolo è tratto da una vecchia canzone di dei Marlene Kuntz, gruppo italiano che durante la seconda metà degli anni ’90 ebbe un discreto successo, per poi collassare assieme a tutto il resto della compagnia, in quell’oblio che è la musica italiana da qui a…beh…gli ultimi trent’anni circa.

Nell’ultimo periodo, ho visto un florilegio di persone e personalità scagliarsi contro Youtuber di vario livello, PR contro giornalisti, giornalisti di fascia media contro quelli di fascia bassa, imbecilli contro stupidi, un bel calderone Dantesco specchio di cosa internet può mostrarti riguardo alla società in cui viviamo. A questo punto mi ci metto anche io, non sono mica l’ultimo degli stronzi, (cit.) no? Credo che un buon 80% dell’astio generato da persone che vivono di Youtube e/o vengono retribuite per parlare di videogiochi ad un pubblico piuttosto generalista, sia generato dall’invidia.

Sì.

La cara vecchia invidia basilare del “tu ce l’hai e io no, lo voglio anche io”. E perché? Perché è normale, magari tu sei lì che lavori otto ore al giorno in un ufficio, in un locale, in qualche merdoso buco della tua merdosa città per guadagnare abbastanza da pagarci le tasse, la casa, e sessanta euro di gioco al mese, che poi magari farà anche cagare, mentre dall’altra parte dello schermo c’è qualche stronzo che ti fa vedere i regalini che gli hanno dato alla fiera alla quale è stato invitato, con viaggio & alloggio pagato, lamentandosi del fatto di fare la fila per provare videogiochi. Lo stronzo torna a casa con la limited di Assassin’s Creed, mentre tu sei lì che ti fai i conti per vedere se ti basta la benzina per arrivare da Gamestop, scambiare circa cinquanta giochi in cambio di un prezzo che dovrebbe essere lo stesso di un gelato confezionato della Eldorado nell’89. In giro vedo prostitute videoludiche e della comunicazione, ragazzi e ragazze che scriverebbero pure sul tovagliolo di carta del porchettaro in cambio di due spicci, che vanno a QUALUNQUE evento gli capiti pur di guadagnare un po’ di visibilità, ma roba terra terra, oggi li vedi alla nuova mostra dell’ultima Smart, domani che parlano con quelli della Heineken, dopodomani a Colonia per qualche fiera dei videogiochi. E in certi casi li pagano anche! Incredibol! A casa ricevono delle belle limited, dei gadget da varie compagnie più o meno conosciute per testarli in cambio di pubblicità. Una marchetta insomma. Tra i più famosi marchettari di questo periodo sicuramente colloco ZeroCalcare, grazie al suo umorismo spicciolo e ad un romanaccio che mi ha rotto i coglioni dai tempi del Piotta quando faceva SuperCafone, è riuscito ad ottenere pubblico e ora gli inviano le Playstation 4 con Destiny per “provarle”. Marchette anche queste ovviamente, tu ricevi il nostro oggetto, ci fai un pezzo, tutti guadagnano no?

No.

Perché il sistema è sbagliato alla base. Volete vendere il prodotto con una tecnica più subdola delle televendite di Bim Bum Bam. Mi fate schifo voi, e pena quelli che vi stanno dietro in cambio di un paio di cuffie o della possibilità di scrivere o parlare in uno dei diecimila siti che trattano argomenti “geek” o videoludici.

Come ci sono arrivati?

A parer mio, la maggior parte con una dose ESTREMA di culo. La persona giusta. nel posto giusto, al momento giusto. Altri due o tre che conosco, tramite conoscenze, prostituendosi e leccando il culo a persone più famose che li hanno “aiutati” in cambio di una buona detersione anale con un rapporto Fede-Berlusconi, che come questi ultimi, dura tutt’ora ovviamente. Una piccola percentuale invece, perché è brava, capace e sa il fatto suo. Ma non preoccupiamoci di questi, criticare è “facile e anche divertente” ci insegna Homer Simpson, e le lodi suscitano poco interesse tutto sommato.

E tu?

E io sono invidioso, come tutti gli altri, anche io vorrei vedermi recapitare a casa le review copy, le limited, i regalini della Blizzard e lo smart watch, in cambio di una bella marchetta semi-gratuita. Ma da un altro punto di vista forse è meglio che continui a farmi i fatti miei, comprare quello che voglio quando posso e non “dipendere” da nessuno se non dal sottoscritto. Forse ancora un poco di dignità in giro è rimasta, ma bisogna frugare bene, perché solitamente vi scontrerete contro delle teste di cazzo a cui confronto, il sottoscritto, è Madre Teresa di Cancùn. Con questo ovviamente non voglio dire che i vari personaggi non amino fare quello che fanno. Dico solo che la quantità di “attentionwhorismo” raggiunge livelli spaventosi per il sottoscritto. La passione e l’amore non devono essere confusi con il dare il culo in cambio di visibilità/oggetti/soldi, ma checcevoifà? Sono ormai al marxismo vidoludico…

Beh adesso scusate ma devo andare, mentre continuavo la mia attività di puttana freelance, ha citofonato il postino, yuk yuk!

 ps: se ti riconosci in qualcuna di queste descrizioni, probabilmente sto proprio parlando di te, si, proprio tè (dettoconl’accentomilanese.)

-Ste

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