Il collezionista
Confessioni di un collezionista pericoloso.
Secondo i miei vicini di casa io sono un serial killer. Non perché mi avrebbero visto rincasare nottetempo con un sacco nero sulle spalle, sporco di sangue e con la maschera bianca di Scream in volto. Ma perché, una volta, durante una delle inevitabili ed inutili “quattro chiacchiere” fra vicini, mi sono lasciato scappare che come hobby colleziono in garage videogiochi, computer ed oggetti informatici. “Ah interessante…” sono state le parole della vicina di casa, che con repentino mutamento di espressione, iniziando a squadrarmi da capo a piedi, ordinava ai bambini di rientrare subito in casa e serrare il chiavistello. A nulla è valso il mio “è un hobby come un altro, i videogiochi sono stati la grande passione della mia infanzia”. Ormai ero stato bollato come il tipo strano che a trent’anni suonati gioca ancora coi giocattoli elettronici ed avrà sicuramente dei grossi problemi comportamentali. “Bambini! Siete ancora fuori? Subito dentro!”. Per un attimo, nel disperato tentativo di passare per persona “normale”, ho avuto anche l’insana tentazione di dire
“Ma no… scherzavo! In realtà colleziono carogne di farfalle e lepidotteri che infilzo con premura sopra uno spillone mentre ancora si muovono”. Ma ormai la frittata era fatta. Nella fervida immaginazione dei vicini, nel mio garage oltre ai succitati “gadget informatici”, sicuramente ci saranno anche una sfilza di “arbre magique” appesi al soffitto e tanti piani di assalto alle scuole superiori in puro stile “Columbine” incollati alle pareti. Senza dimenticare la stanza segreta, nascosta dietro una parete, in cui sevizio con un rasoio le vittime che rapisco per placare la mia insaziabile sete di sangue. Eppure il mio hobby è così innocente. Nei ripiani del garage ho delicatamente riposto (in ordine cronologico sparso) un Commodore 64 gingillo della mia infanzia, un Commodore 128 orgoglio della mia infanzia, lo usavo sempre in modalità C64 sotto potenziandolo… ma vuoi mettere? C’ha pure il lettore floppy! Un Super Nes versione britannica (nulla di diverso dalla versione italiana cambia solo la presa perché l’ho comprato lì…), un Megadrive con Mega Cd (una grande chicca), un Lynx (la prima console portatile di una certa potenza della storia, peccato sia stato il canto del cigno dell’Atari, insieme alla Jaguar), una Xbox, una Xbox 360 funzionante e tre bruciate, un Olivetti Prodest PC1 (mitico anche nel design, il rammarico di quello che poteva essere e non è stata l’industria informatica italiana), un PC con processore Pentium di quelli che sbaglia le divisioni in virgola mobile che non ho mai richiamato anche se Intel ne diede la possibilità, sia perché (ai tempi) non sapevo neanche cosa cappero fossero i calcoli in virgola mobile sia perché TIE Fighter ci girava che era una meraviglia lo stesso, un PC con Pentium Pro, un PC con processore AMD Athlon Thunderbird, un Neo Geo dai joystick più grandi della console, un PC Engine ovvero gli 8-bit meglio sfruttati della storia videoludica, un Nintendo 64 con la cartucciona di Bust-a-Move perennemente inserita, un Wii (che vergogna), e per finire un vecchio Mac. Niente di che per carità, in confronto ad altri collezionisti informatici io sono una caccoletta. Non ricerco vecchie macchine nelle fiere dedicate, non possiedo pezzi rari o prototipi. Solo macchine possedute e vissute fino al limite del logorio fisico dal sottoscritto e delle quali conservo vividi e piacevoli ricordi. Ovviamente a corredo ci sono innumerevoli periferiche ed accessori per ciascuna macchina. Ed altrettanto ovviamente per ogni macchina ho in bella mostra i software più rappresentativi. Ogni console ha le sue killer application, ogni PC ha i suoi applicativi simbolo. Tutti i software che hanno fatto epoca sono presenti nella mia piccola collezione privata. Ne citerò solo alcuni, giusto per rendere l’idea e fare breccia nel cassettino dei ricordi di qualche lettore. Perché stiamo parlando di videogiochi che, inevitabilmente, tutti hanno giocato o almeno sentito parlarne… Turrican II , Creatures, Archon, Maniac Mansion, One on one, Last Ninja, Elvira, Bubble Bobble, Paradroid per C64 (e quindi per C128). Street Fighter II (la migliore conversione in assoluto), Flashback, Donkey Kong Country, Desert Fighter, Super Mario Kart, ISS Pro per Super Nintendo. Silpheed, Final Fight, Ecco the dolphin per Mega CD. California Games, Blue Lightning per Lynx. Prince of Persia, Barbarian per Olivetti Prodest PC1. Full Throttle, X-Wing, Syndicate, Diablo, Another World, Blade Runner, Monkey Island, I have no mouth and I must scream, Worms, Sensible Soccer per PC Dos. Ho anche molti software applicativi e sistemi operativi. Tutti i Windows “antichi” dal 3.1 al ’98, OS/2 Warp, la maggior parte dei vecchi OS X, il primo AutoCAD, Lotus 1-2-3, tutti i manuali Jackson per il Basic.
La lista potrebbe essere infinita. Guardando gli scaffali non si può che rimanere basiti nel constatare quanti bei software siano usciti e quanta importanza abbiano avuto nel lato “entertainment” della nostra vita. Per alcune software house storiche, tipo Lucas Arts ed Epyx, ho degli scaffali a parte con poster, locandine e materiale vario relativo. Può fare tutto questo di me un serial killer? L’istinto della conservazione, per il gusto di mantenere una sorta di memoria storica, è insito in ogni essere umano. A questo punto, come si suol dire, la domanda nasce spontanea. Ma perché chi colleziona monete antiche o auto d’epoca gode di una “approvazione sociale” diversa da chi colleziona vecchi videogiochi? Non ho una risposta. Io colleziono per puro piacere personale, per rivivere emozioni e sensazioni di una giovinezza ormai andata, per lasciare traccia tangibile di ciò che ormai è storia ai miei figli. Nell’attesa che il tempo cancelli le iniquità, che le barriere mentali dell’arcaica società italiana ancora mantengono, vado a spostare le teste congelate stipate nel mio freezer che mi serve spazio per conservare del latte acido…