Il motivo per cui esiste il videogioco

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Perché esiste il videogioco

La prima console che ho acquistato è stata un Nintendo DS Lite; successivamente ho preso una PS2, ma fino a oggi non è mai stata realmente collaudata. Ho giocato diverse perle su Nintendo/Playstation grazie ad amici e cugini. Non so cosa sia la console war e, francamente, non mi interessa chi ‘vincerà’ l’imminente nuova guerra a colpi di esclusive, strategie di marketing e modifiche ai prezzi.

Però questa volta la Sony ha fatto centro.

Videogioco
Il videogioco ci salverà

Il nuovo spot per PS4, “Greatness Awaits”, non è solo tecnicamente eccelso ed estremamente complesso (un unico piano sequenza di un minuto e mezzo, farcito da coreografie elaborate tra una pioggia di effetti speciali), ma – un po’ a sorpresa – prova anche a far passare un messaggio.
Il video racconta di un uomo, probabilmente un annoiato impiegato, apparentemente vittima di un incidente stradale. L’angolo di ripresa cambia lentamente e percepiamo qualcosa di bizzarro: il cofano dell’auto è stato colpito da alcune frecce e l’intera strada è del tutto deserta, occupata da altri veicoli fermi all’interno di uno scenario abbandonato, forse post-apocalittico. L’uomo salta fuori illeso dall’auto e si rivolge con enfasi a noi spettatori: ci parla del nostro potere di uscire dalla ‘normalità’, della facoltà per poter compiere imprese eccezionali; accenna alla ‘grandezza’ e alla possibilità di lasciarla liberamente scatenare.

Nel frattempo, il mondo attorno a lui cambia velocemente. Con un tonfo, un edificio crolla senza apparente motivo, un altro sembra liquefarsi in un’estasi di colori; una lavatrice accesa rilascia centinaia di bollicine, una grossa pianta solleva la carrozzeria di un’auto. E ancora: un veicolo in fiamme, un cumulo di macerie, una bicicletta appesa a un ramo. Mentre l’uomo continua a incitarci, infilandosi un paio di guanti e sbottonandosi la giacca, una serie di singolari individui si unisce alla sua marcia.

Finalmente la telecamera compie un giro di 180 gradi, mostrandoci il protagonista che, con un grido, sembra voler abbracciare lo scenario che ha di fronte: un cratere pieno zeppo di icone videoludiche, sport e avventure di ogni genere. Un universo popolato dallo straordinario.
L’uomo è visibilmente emozionato e partecipa a quell’universo in modo attivo, interagendo con personaggi e situazioni, finché un’ampia visuale conclusiva non ci mostra la complessità di quell’area: scorgiamo ragazzi che giocano a basket, soldati con le armi spianate, pirati che duellano su una nave, un’astronave, stazioni sospese in aria, una mongolfiera, un drago, auto che sfrecciano su una pista, un demone, degli shuttle, una ruota panoramica.
C’è tutto: qualsiasi avventura, qualsiasi esperienza possiamo immaginare. O che ha immaginato qualcun altro.

L’essenza del videogioco stesso è racchiusa in questa sequenza: la messa in scena di un mondo in cui l’incredibile è la norma e con il quale è possibile interagire senza paura, senza sentirsi inadeguati. Divertendosi come matti. E non importa se a farlo sono individui ‘ordinari’, perché in quel mondo l’ordinario diventa straordinario.

Qualche volta lo dimentichiamo. Quel desiderio primordiale che abbiamo tutti provato quando entravamo in quella realtà parallela, con la facoltà di fare qualunque cosa ed essere qualunque cosa. Qualche volta trattiamo il videogioco come merce, come pretesto per guerre di religione o tifo da stadio. Distratti da una fruizione sbagliata, tra attenzione ad aspetti poco rilevanti e hype creato a tavolino, qualche volta dimentichiamo il dono più grande che ci regala il videogioco.
Qualche volta dimentichiamo il motivo per cui esiste il videogioco.
La Sony ce l’ha ricordato.

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