Primo Avvio: Costume Quest 2
Primo Avvio è una rubrica che, come dice il nome stesso, racconta le impressioni a caldo su un videogioco provato per la prima volta. Così, senza pensarci due volte e col senno di poi che anche a distanza di pochi secondi potrebbero rivelarsi sbagliate. Ma non importa, dopotutto stiamo parlando solo di solo di Videogiochi no?
E quindi l’analisi di Costume Quest 2
Premessa: Halloween è già passato da alcuni giorni ma oh, sticazzi. Costume Quest 2 è un gioco di ruolo con ambientazione contemporanea e meccaniche di gameplay simili al più recente South Park: Il Bastone della Verità. È inutile parlare di chi ha copiato le idee a chi perché quel “2” ci ricorda che la serie di Double Fine esisteva cronologicamente da molti più anni ma non divaghiamo.
Tra questo seguito e il suo predecessore sono trascorsi un paio d’anni e un DLC che purtroppo non ho giocato. E infatti non capivo perché Costume Quest 2 incominciasse con i giovani beniamini sbucati da una serie di portali spazio-temporali anziché trovarsi già nella loro squallida cittadina di provincia americana. Ma vabbé sono dettagli. Sono però sufficienti appena cinque minuti di gioco per rendersi conto che le meccaniche ludiche sono in buona sostanza invariate: esplorare i sobborghi urbani alla ricerca di componenti per nuovi costumi (le “classi” dei personaggi, in versione costumi di Halloween) e fare dolcetto o scherzetto bussando alle porte di perfetti sconosciuti. Operazione che ci permette di ottenere caramelle (la valuta del gioco) o innescare una battaglia con i cattivoni di turno.
Il sistema di combattimento è a turni in stile “scacchistico” ossia una volta eseguite tutte le azioni di ciascun membro del party la palla passa ai nemici dopodiché esaurite le rispettive mosse di quest’ultimi si ricomincia da capo. Sulla falsariga di South Park o un Paper Mario dovremo prendere parte attiva ai combattimenti mediante Quick Time Event in grado di influenzare la quantità di danni inflitti oppure ricevuti.
Gli unici elementi strategici risiedono pertanto nell’utilizzo di un costume rispetto ad un altro – che influenza la tipologia di nemico verso il quale si è forti oppure deboli secondo un sistema carta / forbici / sasso – e il nuovo sistema delle carte “Dolcetti da Brivido”, in pratica degli oggetti consumabili che si rigenerano dopo un numero variabile di scontri.
Ripetitivo nelle quest e semplice nelle battaglie – è possibile persino fuggire quando si affrontano i boss, in modo da tornare più preparati e pimpanti in seguito – Costume Quest 2 rappresenta un GdR all’acqua di rose per chi vuole provare l’ebbrezza di questo genere ludico senza troppo impegno.
Ultima nota a margine: evitate la versione Wii U da me provata e ripiegate su quella PC o al limite per console next-gen (forse). I motivi? Tecnicamente povera, con rallentamenti inspiegabili durate gli scontri – dove ricordiamo, il tempismo è essenziale – e un’inspiegabile scelta di Tim Schafer e soci nello snobbare il Gamepad della console: niente mappa sullo schermo secondario, niente interfaccia tattile per navigare tra i menù e neppure la possibilità di giocare a televisore spento. Soltanto una schermata, tra l’altro visibile pure sullo schermo principale durante i caricamenti. Un port fatto con i piedi insomma.